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Arte e Terapia

Il Vuoto: da timore a possibilità con il Processo Creativo

Nel precedente articolo abbiamo visto come l’attivazione del Processo Creativo permetta di accedere ad un nucleo di risorse vitali fondamentali per ricontattare molti aspetti del proprio mondo interiore, che spesso nella Dipendenza Affettiva vengono trascurati o ignorati.

Il Vuoto, la Dipendenza Affettiva e il Processo Creativo

In particolare, c’è un aspetto molto interessante che accomuna Dipendenza Affettiva e Processo Creativo: entrambi traggono la loro origine da un Vuoto. In entrambi i casi si tratta di un Vuoto Creativo, terreno fertile che può dare vita a nuove forme di espressione, tuttavia chi soffre di Dipendenza Affettiva non ha questa percezione, ma anzi, spesso e volentieri percepisce il Vuoto come fonte di paura, che proprio per questo viene messo a tacere con la spasmodica ricerca di attenzioni o “riempitivi” esterni (in particolare relazioni che regalano l’illusione di essere sazie e appagate).

Il Vuoto nel Processo Creativo

Nel Processo Creativo, il Vuoto è condizione necessaria e fondante affinché esso si possa avviare nel modo più autentico possibile: siamo davanti ad un foglio bianco, un nuovo spazio da esplorare è a nostra disposizione.
Nei laboratori di Arteterapia questo è il momento dell’ascolto, invito le persone a esplorare nel vero senso della parola lo spazio che hanno davanti: toccare i bordi del foglio, sentirne la porosità, accarezzare la superficie rimanendo in ascolto della sensazione che riceviamo, sentire se quella grandezza è giusta per noi o se desideriamo uno spazio più piccolo, o forse più grande ancora.

E che forma mi piace? Quale forma mi fa sentire a mio agio, quale invece mi fa sentire costretta? Tutti i fogli vengono già predisposti in forma rettangolare… e se a me piacesse tondo? O quadrato?

Qualunque forma è giusta se ci fa stare bene, se sentiamo che lì dentro ci sentiamo al sicuro. Ecco che il “Vuoto” comincia a trasformarsi da timore in possibilità, da assenza da subire a luogo da abitare.
Solo, e soltanto se, però, ci diamo il tempo di osservarlo, conoscerlo, esplorarlo, e perché no, interrogarlo:

“Cosa posso fare io per te?”

Il rapporto con il vuoto comincia dunque a cambiare, non più Vuoto come assenza ma vuoto come possibilità di portare presenza (la nostra) al servizio di qualcosa che chiede di emergere, attingendo alle nostre personali risorse interiori.

Seguire le istruzioni del nostro “mondo interiore”

Certo non è facile né tantomeno immediato, all’inizio la tentazione potrebbe essere di rifugiarsi in qualcosa di conosciuto, riempiendo subito lo spazio con forme e colori che non necessariamente sono quelli che ci corrispondono, ma che assolvono alla funzione – avvertita come unica possibile per affrontare il timore del vuoto, del non so, dell’assenza – di riempire, appunto.
Ma con un pò di allenamento e pazienza, si può fare sempre più esperienza della possibilità di affidarsi alle proprie sensazioni, ai propri gusti, al proprio sentire, per abitare questo spazio che abbiamo a disposizione come più ci piace e come più ci fa stare bene, imparando a rispettare sempre di più le “istruzioni” che arrivano dal nostro mondo interiore.

Il foglio bianco iniziale

Il Processo Creativo ha il grande potere di farci sperimentare più e più volte l’incontro con il Vuoto: il foglio bianco iniziale, il moto interiore di silenzio per accogliere e fare spazio ad un impulso creativo originale, i momenti di frustrazione e caos, quando sembra che nessuna immagine voglia emergere e quando l’armonia sembra impossibile da raggiungere, i momenti di necessaria pausa e gestazione, dove tutto sembra fermo e immobile. Con le sue fasi e i suoi insegnamenti, il Processo Creativo addestra ad affrontare le tante sfaccettature del vuoto, aiutandoci a sviluppare forza, autonomia, fiducia, determinazione.

Ma soprattutto è un processo che se attivato e accompagnato nel modo giusto, può realmente aiutare a sentirsi più padrone e responsabili del proprio potere personale e creativo.

Forse, mi dico, il foglio bianco è un lontano parente del manto di neve, che silenziosamente e con attenta cura, custodisce i semi nel ventre fertile della terra, pronti a germogliare quando sarà il loro momento di mostrarsi al mondo.


Curatrice della Sezione: "Arte e terapia". Arteterapeuta, facilitatrice di SoulCollage®, artista. Diplomata in Arteterapia al Centro della formazione nelle Artiterapie di Lecco, con conseguente master in Formazione avanzata in Arteterapia clinica ad Art Therapy. Conduco percorsi di Arteterapia per adulti, in diversi ambiti. Sono facilitatrice di SoulCollage®, metodo creativo che utilizzo in un approccio integrato per sostenere le persone nella loro ricerca della propria voce interiore. Curiosa di tutto ciò che è “processo creativo”, credo fermamente che la Natura sia la nostra prima maestra di vita, e che da essa possiamo trarre tutti gli addestramenti utili per le nostre personali trasformazioni. Per informazioni beatrice.trentanove@gmail.com


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