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La Dipendenza Affettiva attraverso la voce di Mia Martini

La Dipendenza Affettiva attraverso la voce di Mia Martini | Dipendiamo.blog

L’essenza di cosa sia la dipendenza affettiva o cosa provi una persona dipendente emotivamente può essere ricostruita attraverso la straordinaria voce di Mia Martini.
Minuetto, capolavoro del 1973, non solo descrive in maniera impeccabile quali siano i punti cardini della dipendenza affettiva, ma la musicalità, appunto il minuetto, ci fa vivere le varie fasi, in crescendo, che sperimenta il dipendente affettivo. Dall’ebbrezza.. al craving… al discontrollo… alla dose… all’astinenza.

La Storia di Minuetto: Un Viaggio nelle Fasi della Dipendenza

La storia raccontata da Mia Martini nel brano è di una donna che comprende la sua sofferenza, ma non sa come liberarsi dall’ossessività di questo amore tossico e da un circolo vizioso dove cerca di apportare nella sua vita dei cambiamenti, controllando (limitando o aumentando) l’interazione con l’altro, ma senza alcun successo.

Il dipendente affettivo arriva a pensare che la sua relazione non è sana, ma vive sentimenti contrastanti in assenza della persona amata.

“Troppe volte vorrei dirti “no” e poi ti vedo e tanta forza non ce l’ho.
Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no”

Il dipendente affettivo vive (anche) una costante angoscia nello stare lontano dall’altro, angoscia che si placa solo nel momento in cui sente (telefonate, chat…) o vede il suo partner. La dimensione affettiva viene riconosciuta solo attraverso quella fisica.

“Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore”.

Il dipendente affettivo si accontenta delle briciole che gli permettono di non sentire un vuoto abbandonico e una disperazione che nasce dal non potersi rispecchiare nell’altro.

“E cresce sempre più la solitudine nei grandi vuoti che mi lasci tu”.

Non è la prima volta che Mia Martini interpreta brani che contengono una chiave psicologica. L’anno prima cantava:

“Che giorno triste questo mio

Se oggi tu ti liberi di me

Di me che sono tanto fragile

E senza te mi perderò… Piccolo uomo, non mandarmi via

Io piccola donna sola, morirei… Piccolo uomo, non mandarmi via,

Io piccola donna morirei

È l’ultima occasione per vivere

Vedrai che non la perderò”

La Necessità dell’Altro: Una Vita Dipendente

Senza l’altro non ci si riconosce, è quasi impossibile portare uno sguardo su di sé, si vive per l’altro.

Queste parole di “Piccolo Uomo” (1972) possono essere tradotte con “io senza di te non esisto”.

Da ciò si evince che nel disagio affettivo ciò che risulta compromessa è la capacità di ascoltare i propri bisogni.

“E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai, dormi qui, e te ne vai sono sempre fatti tuoi tanto sai che quassù male che ti vada avrai tutta me se ti andrà per una notte, sono tua”

Minuetto: Legame di Catene e Speranza di Cambiamento

“La mia mente non si ferma mai

Io non so l’amore vero che sorriso ha

Pensieri vanno e vengono, la vita è così

Minuetto suona per noi, la mia mente non si ferma mai

Io non so l’amore vero che sorriso ha” (1973)

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Le ultime parole di Minuetto evidenziano quel legame che ha il sapore di catene, quella malinconia mista ad un bagliore di consapevolezza che quella descritta non può essere che definita una relazione tossica dalla quale è difficile slegarsi per poter costruire e investire su nuovi rapporti sani, c’è sempre la speranza che l’altro possa cambiare (Pensieri vanno e vengono)

La Perdita di Sé nell’Altro: un apprendimento che avviene fin da piccoli

I bisogni dell’altro vengono posti in primo piano, mentre si perde la capacità di sentire i propri stati d’animo.

E questo il dipendente affettivo lo ha imparato a fare da molto piccolo, già dalle prime interazioni con i suoi genitori o con altri caregivers.

Vent’anni dopo, un pò come accade nel processo della psicoterapia, Mia Martini spiega l’origine della sofferenza di questa donna che si strugge per amore. La ricerca dell’approvazione di un padre distante emotivamente e svalutante con il quale non è riuscita a creare un legame sano e un porto sicuro, base per le relazioni successive.

Il testo suggerisce che la Dipendenza Affettiva può derivare da esperienze infantili, come la ricerca di approvazione da parte di un genitore emotivamente distante. Mia Martini esplora anche il legame tra questa esperienza e il rapporto con il padre, evidenziando le sfide nel costruire relazioni sane quando le basi emotive sono compromesse.

L’accettazione dell’Amore Impossibile: un appagamento nell’accontentarsi

“Sono stata anch’io bambina

Di mio padre innamorata

Per lui sbaglio sempre e sono

La sua figlia sgangherata

Ho provato a conquistarlo

E non ci sono mai riuscita

E ho lottato per cambiarlo

Ci vorrebbe un’altra vita

La pazienza delle donne incomincia a quell’età

Quando nascono in famiglia quelle mezze ostilità

E ti perdi dentro a un cinema

A sognare di andar via

Con il primo che ti capita e che ti dice una bugia

Gli uomini non cambiano

Prima parlano d’amore

E poi ti lasciano da sola

Gli uomini ti cambiano

E tu piangi mille notti di perché

Invece, gli uomini ti uccidono

E con gli amici vanno a ridere di te” (1992)

Nel brano più recente Mia Martini sembra rassegnata all’idea di un amore non corrisposto, un amore impossibile del quale bisogna solo accontentarsi.

Categorie: Arte e Terapia
Rossana Taverna: Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale. Terapeuta EMDR e Terapeuta Dipendiamo. Mi occupo di adulti, giovani adulti, coppie e famiglie. Ricevo a Torino e ad Alba (CN)
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