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Il senso di ogni cosa: ritorno all’essenziale

Il senso di ogni cosa: ritorno all'essenziale | Dipendiamo.blog

Oggi vorrei condividere con voi lettrici e lettori la canzone “Il senso di ogni cosa”, composta da Fabrizio Moro, cantautore e musicista.

É proprio la musica, come la poesia, a possedere questo straordinario potere: catturare la vita nelle parole, reinventarne le composizioni, creare ponti. La musica è in grado di unire, di farci sentire un senso di appartenenza. È in grado di accompagnarci nella gioia, di farci ballare, emozionare, cantare a squarciagola o al contrario di sfiorare le corde del nostro dolore, permettendoci di accoglierlo.

“A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori. E le forme. E le note.
E le emozioni” (A. Baricco)

Il senso di ogni cosa: Un brano che ci riporta all’essenziale

Moro, durante questi mesi così faticosi per tutti noi, ha deciso di riarrangiare alcuni tra i suoi brani più cari, dandogli nuova vita e traslandoli all’interno di questo unico momento storico.

Il testo di “Il senso di ogni cosa“, rimasto invariato, è accompagnato da un video inedito: scene di vita quotidiana che oggi ci appaiono così speciali e lontane e di cui sentiamo immensa nostalgia.

Il cantautore, infatti, sottolinea l’importanza e la bellezza della semplicità, di quei piccoli gesti che colorano il nostro mondo, tra abbracci, sorrisi, affetti.

Possiamo osservare un nonno che cucina insieme al proprio nipotino, mamme e papà che coccolano i propri figli, i baci tra due innamorati, l’affetto per il proprio animale domestico (parte integrante della famiglia a tutti gli effetti), il prendersi cura dei propri cari, il brindare alla vita anche attraverso lo schermo di un pc che ci allontana fisicamente ma non ferma la potenza di un sorriso.

A cosa non possiamo veramente rinunciare?

Il brano ci riporta a una dimensione originaria: possiamo fare a meno di molte cose superflue che accompagnano le nostre giornate di vita, ma è l’essenziale quello a cui non possiamo rinunciare e per l’essere umano niente è più sostanziale della vicinanza, degli affetti. In quanto animali sociali, esseri desideranti, sognanti, la dimensione affettiva è quella che ci ha da sempre permesso di evolvere, crescere, di essere una specie costantemente in potenza e nel medesimo tempo radicata nel proprio tempo e spazio.

“ma che dire che fare, quando io, io non posso fare a meno di te, che sei l’infinito tra i miei desideri, tu che sei il sogno più grande tra i sogni più veri”

In queste parole possiamo riconoscere un vero e proprio inno all’amore, che a gran voce richiama il desiderio di un “ritorno”.

Purtroppo invece in questo momento storico in effetti pare governato principalmente da due sentimenti potentissimi: paura e desiderio.

Paura della solitudine e Desiderio di proteggere gli altri

La paura della solitudine a cui siamo stati costretti, paura del vuoto attorno a noi e desiderio di colmare quel vuoto, fuori e dentro di noi.

Mi ha stupito approfondire l’eziologia del termine “Desiderio”, ne sono rimasta affascinata, letteralmente significa “smettere di contemplare le stelle”.

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La contemplazione del mistero che esse hanno sempre custodito nel bel mezzo del buio viene sostituita dall’azione, da un moto dell’animo, che lega il soggetto desiderante all’oggetto desiderato e lo spinge ad agire, verso la sua conquista, per raggiungere la pienezza dell’essere in quel dato momento.

Quel buio ci riporta a un’antichissimo quanto naturale timore (ogni bambino ha paura del buio, ma è dal buio che tutti noi possiamo venire alla luce) e le costellazioni luminose sembrano poterci rassicurare, darci conforto in mezzo a tanta oscurità.

La sola contemplazione degli affascinanti corpi celesti tra sgomento e meraviglia però ci impedisce nel medesimo tempo di essere padroni attivi del nostro destino e allora si attiva in nostro favore il desiderio, motore supremo dell’azione.

Il senso di ogni cosa? Prendersi cura di chi ci sta accanto

La canzone si conclude con questa frase:

“Avere la possibilità di proteggere le persone e le cose che amiamo è la nostra più grande libertà”

È sorprendente quanto la straordinaria capacità dell’uomo di estendersi al di là della propria sensibilità abbia degli effetti quasi magici sull’altro e di conseguenza nei confronti della società; solo attraverso l’empatia infatti è possibile prendersi realmente cura di chi ci sta accanto, inevitabilmente differente da noi, capirne i suoi bisogni, stati d’animo.

 Ma per farlo fino in fondo è necessario un altro sentimento grandioso: la fiducia.

La fiducia è qualche cosa che entra con cautela nel nostro universo interiore, a piccoli passi, spaventa, è un’accadere quasi violento ma che permette di aprire le porte all’amore, alla bellezza, alla gioia, all’armonia, alla serenità.

Spero che tra le note di questa meravigliosa canzone e lo scorrere di immagini tanto semplici quanto incredibilmente potenti, abbiate anche voi sentito, per un istante, un sensazione di tenera e timida gioia.

Non si vede bene che col cuore.

L’essenziale è invisibile agli occhi”

(Il Piccolo Principe)

Categorie: Arte e Terapia
Gloria Piccinini: Tirocinante post laurea presso Dipendiamo- Centro per la cura delle New Addiction.Ho conseguito la Laurea Magistrale in Psicologia Clinica all’Università degli Studi di Bergamo. Tra le mie esperienze lavorative più significative: Tutor DSA/ADHD, servizio civile all’interno di una comunità psichiatrica di media protezione.
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