Anna conosce Paolo ad una cena, tramite amici comuni. Inizialmente non è colpita da quel ragazzo non particolarmente carino e che sembra troppo un “bravo ragazzo”, lei così attratta sempre da uomini difficili e tormentati.
Fosse stato per lei la storia sarebbe finita lí, ma Paolo inizia a corteggiarla in modo serrato, facendole regali, dedicandole ogni momento libero e cercando in tutti i modi di catturare la sua attenzione, fintanto che Anna, incuriosita e lusingata accetta di uscire con lui e inizia ad apprezzare tutte quelle attenzioni. Paolo la sorprende anche con gesti di apparente semplicità che però lasciano Anna con la chiara sensazione di essere speciale per lui e di fare la differenza nella sua vita, come il presentarla presto ai suoi amici come la sua ragazza, il coinvolgerla in alcune decisioni importanti per lui (prendere un cane, scegliere casa). Una sera per caso Anna conosce anche la mamma di Paolo. Tutto succede con apparente semplicità e naturalezza, ma molto velocemente, come se le loro strade fossero state destinate a intrecciarsi. Anna si lascia travolgere dalla passione e dal modo di Paolo di proporle sempre nuove esperienze.
Paolo e Anna: un esempio di comportamenti “estremi” della coppia
Per la prima volta si sente al centro del mondo e le attenzioni di Paolo, lo stare con lui, iniziare a progettare una vita insieme, diventano la cosa più importante per Anna, che investe nella relazione tutta sè stessa, appassionatamente, smettendo anche di uscire con gli amici per dedicare ogni suo momento libero a questo amore.
Anna è sempre al suo fianco e lo sostiene, lo supporta e sopporta quando è di malumore, quando vuole stare un pò da solo, quando non la chiama, …quando ha bisogno dei suoi spazi….
Gradualmente le cose iniziano a cambiare, Paolo è sempre molto generoso e galante, ma alcune volte sparisce e non si fa sentire. In queste occasioni Anna si arrabbia, si rattrista, si dispera e infine si spaventa che la stia lasciando… passa le serate a controllare il cellulare per capire cosa stia facendo, se sta chattando con qualcuno, se la sta tradendo…
Ogni tanto pensa che Paolo non sia più innamorato di lei, che la sta facendo soffrire troppo, che dovrebbe lasciarlo, ma poi ricorda quando si sono conosciuti, i gesti di Paolo che l’hanno fatta sentire importante, le grandi attenzioni che ancora oggi le dà quando c’è un evento importante, e allora pensa:
“Sto esagerando! Paolo è così amorevole con me, mi fa sentire una regina!..Sarà stato trattenuto sul lavoro… Paolo mi ama e io sono troppo assillante!”.
Neanche le piaceva quel ragazzo quando l’ha conosciuto, eppure ora non riuscirebbe ad immaginare la sua vita senza di lui. Anna è molto innamorata ma a volte soffre anche molto e non riesce a trovare il modo per risolvere le situazioni che la fanno soffrire e parlarne con Paolo sembra non bastare.
È tormentata dai dubbi e non sa dare una spiegazione ai comportamenti contraddittori di Paolo: l’ama o non la ama? Cosa dovrebbe fare? Impegnarsi di più o lasciarlo? Non capisce come interpretare i comportamenti di Paolo nei suoi confronti. Come può un rapporto cui tiene così tanto, farla soffrire così tanto?
Dissonanza Cognitiva: una contraddizione tra azioni e sentimenti
Anna si ritrova intrappolata in conflitto tra parti di sé che le suggeriscono che qualcosa non va e altre che la rassicurano che Paolo la ama ed è lei che sta esagerando. Cosa sta succedendo? Cos’è questa tensione che sente e che non trova pace?
Nel nostro lavoro ci capita spesso di incontrare donne stupende, brillanti e capaci in tanti ambiti della propria vita, empatiche ed intelligenti che si trovano nelle stesse condizioni di Anna che mette in dubbio sè stessa e i propri vissuti, bloccate nella scelta se farsi guidare dalle emozioni o dalla parte più razionale.
Quello che Anna sta vivendo è un fenomeno che in psicologia è stato molto studiato a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso: Anna sta sperimentando uno stato di dissonanza cognitiva: una condizione in cui la contraddizione tra le sue azioni (accettare alcuni comportamenti di Paolo che la fanno soffrire) e i suoi sentimenti e atteggiamenti (soffro se lui sparisce e non è giusto che lui si comporti così con me) produce un intenso e spiacevole stato di tensione e di alterazione personale, che si può rivolvere solo con una modifica dei propri atteggiamenti affinchè torni la coerenza tra azioni e pensieri (sto esagerando nel lamentarmi, sono troppo assillante).
Nella quotidianità possiamo ritrovarci frequentemente a confrontarci con azioni e opinioni che si contraddicono, dal fare la spesa al parcheggiare, fino a scelte più importanti come la scuola per i figli, gli amici da frequentare. Quando questa contraddizione avviene si crea una tensione emotiva che genera un disagio interno, tanto più forte quanto è importante quello di cui ci stiamo occupando.
Si chiama dissonanza cognitiva (Festinger, 1957), il processo nel quale comportamenti, credenze, valori , idee entrano in conflitto e generano una tensione emotiva che deve essere risolta. Il nostro cervello é programmato per risolvere i contrasti e cercare il miglior adattamento, tende quindi in situazioni di dissonanza cognitiva a cercare una compensazione che possa mantenere l’equilibrio interno, adottando strategie che aiutino a mantenere la propria coerenza interna.
Come agisce quindi il cervello per risolvere il conflitto interiore? Cercando di annullare il contrasto tra pensieri opposti, ad esempio minimizzando alcuni dati di realtà oppure seguendo delle spiegazioni che vadano a confermare una certa idea oppure evitando il pensiero contrastante.
Siamo in una condizione di dissonanza cognitiva ogni volta che si verificano tutte queste quattro condizioni:
- sappiamo che una certa azione, in contrasto coi nostri atteggiamenti, ha o avrà conseguenze negative
- siamo liberi di aver agito in quel modo, senza costrizioni di qualcuno o qualcosa
- percepiamo uno spiacevole stato di tensione e malessere fisico
- percepiamo che il malessere è dovuto alla nostra azione
Non incappare nell’effetto di giustificazione dello sforzo
Chi non conosce la favola di Esopo della volpe e dell’uva?
“Spinta dalla fame una volpe tenta di raggiungere un grappolo d’uva posto in alto sulla vite, saltando con tutte le sue forze. Non potendo raggiungerla esclama: Non è ancora matura, non voglio coglierla acerba!”.
La volpe che desiderava cogliere l’uva, nonostante i suoi sforzi non riesce a raggiungerla, con grande sconforto e delusione. Per ritrovare una coerenza interna tra l’opinione di sè come capace e furba e l’impossibilità sperimentata di trovare un modo per cogliere il frutto, decide di modificare il suo atteggiamento e disprezzarlo.
Proprio come siamo motivati a eliminare stati fisiologici negativi quali la fame e la sete, la nostra mente desidera ridurre il disagio causato dalla dissonanza: se atteggiamenti e azioni sono in contraddizione, qualcosa deve cambiare. Poiché il comportamento è liberamento scelto e le conseguenze sono difficili da negare e eliminare, è più facile ristabilire la coerenza modificando le nostre convinzioni ed opinioni.
Può quindi capitare che alcune nostre azioni relazionali ci producano un tale stato di malessere, da indurci a modificare l’idea che abbiamo di noi stessi e delle relazioni. È soprattutto quando la dissonanza cognitiva va a minare alcuni schemi importanti di sé, come la propria immagine nella relazione con l’altro, che può dar origine a profonde negazioni.
È importante sottolineare che non si verifica il fenomeno della dissonanza cognitiva ogni qualvolta sperimentiamo incoerenza tra azione e desiderio, ma devono esserci tutte e quattro le condizioni elencate: se agiamo spinti o obbligati da qualche forza esterna a noi, se qualcuno ci ha ordinato di agire in un certo modo, se neghiamo le conseguenze negative, se attenuiamo il malessere fisico con altri comportamenti (ad es. assumendo alcol).
In tutti questi casi la discrepanza non produce dissonanza cognitiva. Ogni qualvolta invece pensiamo
“Ho sofferto per ottenere il suo amore, quindi sono molto innamorata e non voglio fare a meno di lui!”
dobbiamo domandarci se stiamo incappando nell’effetto di giustificazione dello sforzo (Axsom e Cooper, 1985) per cui il nostro investimento affettivo risente dello sforzo che abbiamo profuso, più che nel risultato in sè. Come hanno dimostrato molti autori (Wicklund e Brehem, 1976), più investiamo in qualcosa, tempo, denaro, sofferenza, più quel qualcosa finisce per piacerci.
L’ascolto di sé per superare la dissonanza cognitiva
Superare la dissonanza cognitiva comporta quindi il mantenere la coerenza interna e ciò rappresenta un rischio proprio per l’inconsapevolezza con cui si sviluppano gli adattamenti cognitivi, soprattutto di minimizzazione, negazione ed evitamento, che portano a non cogliere alcuni aspetti importanti della realtà, allontanandoci da essa.
Come si puo fare per mantenere la propria coerenza senza incappare negli adattamenti automatici?
Puó sembrare scontato e semplicistico ma l’ascolto profondo di sè stessi permette di cogliere sempre più in anticipo i segnali discordanti, di acquisire una visione più chiara delle situazioni che generano incoerenza interna, di essere maggiormente consapevoli dei propri bisogni e di poter dare risposta ad essi agendo in direzione del proprio benessere.
L’ascolto di sè è un apprendimento, necessita di tempo e di impegno, per poter essere padroni della propria bussola interiore.
“Colui che mente a sè stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verita nè dentro di sè nè intorno a sè”. Dostoevskjii
– Dr.ssa Carla Luisa Miscioscia | Psicologa Psicoterapeuta del Centro Dipendiamo
– Dr.ssa Alice Sacchi | Psicologa Psicoterapeuta Associata al Centro Dipendiamo