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“Argento Vivo” e “Abbi cura di me”: Rabbia e Gioia raccontate a Sanremo

“Argento Vivo” e “Abbi cura di me”: Rabbia e Gioia raccontate a Sanremo | Dipendiamo.blog

A poche ore dalla fine della kermesse canora più famosa del Belpaese, il Festival di Sanremo, giunto ormai alla 69esima edizione, ci siamo soffermati su alcuni brani presentati selezionandone in particolare due per parlare di Rabbia e Gioia che – lo ricordiamo – rientrano fra le principali emozioni primarie (Tristezza, Paura, Disgusto e, appunto, Rabbia e Gioia).

Si tratta in particolare dei brani “Argento vivo” di Daniele Silvestri e “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi, la cui analisi testuale ci aiuterà a far emergere alcuni interrogativi che caratterizzano la Dipendenza affettiva, come ad esempio,

  • C’è una differenza fra rabbia verso se stessi e rabbia nei confronti degli altri?
  • Quale potrebbe essere l’antidoto alla rabbia?
  • Quali i principali passaggi evolutivi per superarla?

Iniziamo subito.

Perché il/la Dipendente affettivo/a soffre spesso di attacchi di rabbia?

Per rispondere a questo quesito è opportuno partire innanzitutto dalle origini della rabbia per giungere a capire come mai chi soffre di Dipendenza Affettiva spesso ne è vittima.

La rabbia solitamente ha origine nell’infanzia. Può manifestarsi anche in età adulta ed è sempre sintomo di un conflitto interiore. Nel caso della relazione caratterizzata da Dipendenza Affettiva, capita spesso che la donna (votata al sacrificio) possa rendersi conto di aver dedicato tutta se stessa ad una relazione fallimentare. Questo ingenera in lei un forte sentimento di insoddisfazione. Ma questo sentimento è, in realtà, rivolto a se stessa: non riesce a perdonarsi gli errori fatti. In questo caso la rabbia è personale, ma viene proiettata sul partner e sulla relazione.

Sempre nella relazione caratterizzata da Dipendenza affettiva uno o entrambi i partner va incontro ad attacchi di rabbia, che sono vere e proprie esplosioni distruttive. Quando ciò accade, la persona è di solito insicura e, se da una parte sente il bisogno di esercitare un controllo sul partner, dall’altra non può fare a meno di sfogare la propria frustrazione.

Scopriamo adesso se nel brano “Argento vivo” di Daniele Silvestri il rancore del protagonista può essere assimilato a quello che si prova in caso di Dipendenza Affettiva.

Quali sentimenti accomunano la Rabbia della Dipendente Affettiva con il rancore di “Argento vivo”?

Il brano “Argento vivo” racconta di un adolescente metaforicamente in carcere:

“Ho sedici anni, ma è già da più di dieci, che vivo in carcere”

Chi lo tiene prigioniero è una società che non rispecchia i suoi valori e ne vuole distruggere l’unicità

“Fui condannato ben prima di nascere, costretto a rimanere seduto per ore, immobile e muto, io che ero Argento vivo”

Il brano esprime emozioni come rabbia, rancore e disillusione. Parla di solitudine nel sentirsi diversi

“E mi mantengo sedato per non sentire nessuno. Tengo la musica al massimo e volo. Che con la musica al massimo rimango solo”

Il grido di denuncia è fortissimo. Ne emerge una rabbia consolidata, divenuta rancore. Non c’è spazio per la redenzione, ma solamente per la vendetta:

“A volte penso di farla finita […] dovrei vendicarmi […] io non mi riconosco […] Avete preso un bambino che non stava mai fermo, l’avete messo da solo davanti a uno schermo”

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Focalizziamoci anche sulla scelta del titolo “Argento vivo”, ovvero liquido argenteo: potrebbe rappresentare da una parte, l’espressione “Avere l’argento vivo addosso” che, solitamente, si usa per definire un bambino vivace e dinamico(infatti, l’argento vivo è l’antica denominazione del mercurio liquido e, si sa, è impossibile tenere ferma una goccia di mercurio: sfugge scattando da una parte all’altra), dall’altra potrebbe evocare l’immagine della Resilienza (la capacità di resistenza ai colpi della vita).

La metafora di trasformazione da argento liquido a solido, potrebbe essere quella di una persona che, grazie ad un lavoro di terapia, impara a fortificarsi, prendendosi cura di sé.

Ed è questa la transizione che ci porta all’altro brano selezionato “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi.

Imparare a superare la rabbia grazie alla consapevolezza di sé

Il secondo brano selezionato “Abbi cura di me” racconta di un uomo che parla alla sua partner, elogiando la vita in ogni suo aspetto

“Niente è più grande delle piccole cose […] non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri, tu allora vivilo come se fosse l’ultimo e dai valore ad ogni singolo attimo”

Le racconta di come ha faticato per diventare la persona che è

“Più che perle di saggezza sono sassi di miniera, che ho scavato a fondo, a mani nude, in una vita intera”

Le immagini evocate dal cantante sono indizi e suggerimenti per superare la rabbia, abbracciare l’amore

“L’impresa più grande è perdonare te stesso, attraversa il tuo dolore, arriva fino in fondo, anche se sarà pesante come sollevare il mondo, e ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte, e ti basta solo un passo per andare oltre”

o, ancora, su come andare avanti senza aver paura di sbagliare

“Basta mettersi al fianco invece che al centro […] ognuno combatte la propria battaglia, tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia”.

L’amore di sé come cura per guarire la rabbia

Guarire la rabbia è possibile. Certo, come canta Cristicchi, è un lavoro di una vita intera. È un percorso. Imparando a prendersi cura di sé, si impara a prendersi cura anche dell’altro. Infatti, nella frase

Abbi cura di me” che implicitamente potrebbe intendere “Come io ho cura di te”, si cela la promessa di una vita insieme. Fatta di condivisione e di amore autentico.

Il messaggio profondo di questa canzone è l’importanza di “Stare in equilibrio sulla parola insieme”, ovvero la capacità di due persone di amarsi, in una danza continua, sempre in movimento, sempre in evoluzione.

Questo grazie al duro lavoro di conoscersi e di volere conoscere l’altro, di aiutarsi e di volere aiutare l’altro. Solo così è possibile sperimentare la vera bellezza della vita, “La legna che brucia, che scalda e torna cenere” o ancora “Scintilla divina che custodisci nel cuore, tu non cercare la felicità, semmai proteggila, è solo luce che brulla sull’altra faccia di una lacrima”.

Camilla Passani: Curatrice della Sezione "Arte e Terapia". Cantante e compositrice, ha frequentato il Conservatorio specializzandosi in canto lirico. Nella Musica ha scoperto la propria forma d'arte ma soprattutto d'espressione, potendo dare, tramite la composizione, una vera voce alle proprie emozioni. La Musica è generosa con chi sa ascoltare. Amo nutrire la mia anima camminando nel cuore, che batte al ritmo della vita e danza esprimendo gioia e libertà. Canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCG_2yyIP6eqGsaM3QKzDvBA/videos
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