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Dipendenza Affettiva Favole e Amore

Il Complesso di Cenerentola e la Dipendenza Affettiva

In questo articolo, proponiamo una lettura suggestiva del Complesso di Cenerentola. Ovvero ne presentiamo il confronto con la Dipendenza Affettiva. Analizzeremo come questi disturbi in parte si somigliano e quali sono i passaggi evolutivi da compiere per risolverli. Raggiungendo così una maggiore consapevolezza di sé e del proprio valore.

Complesso di Cenerentola, impariamo cos’è e chi ne soffre

Il Complesso di Cenerentola, studiato per la prima volta dalla ricercatrice Colette Dowling, che ne ha scritto un libro dal titolo “Il Complesso di Cenerentola: la segreta paura delle donne di essere indipendenti”, tratta il desiderio incosciente di alcune donne di avere sempre qualcuno che si prenda cura di loro.

Perciò, si potrebbe dire che il Complesso di Cenerentola è l’incapacità di alcune donne di sapersi costruire un’esistenza propria, fatta di sogni personali e desideri individuali. L’impedimento a volte è l’attesa del Principe Azzurro… altre la devozione assoluta nei confronti del partner (spesso a discapito dei propri interessi) o ancora la paura del successo.

Cosa condividono il Complesso di Cenerentola e la Dipendente Affettiva?

La Dipendenza Affettiva, anche chiamata love addiction, è un disturbo che si manifesta nell’incapacità della persona di vivere serenamente la sua relazione sentimentale: per chi vive la relazione con Dipendenza Affettiva l’unica gratificazione sarà vedere la felicità del partner.

Come spiega la Dott.ssa Gritti, nel suo libro “La Principessa che aveva fame d’amore. Come diventare regina del tuo cuore” – Edizioni Sperling & Kupfer, la causa del disagio è un vuoto interiore affettivo, presente fin dall’infanzia, che genera la Fame d’amore:

“Ma c’è qualcosa che grida dentro di lei, un grumo di insoddisfazione che le lacera lo stomaco e la rende irrequieta e vorace: è la sua fame d’amore.”

Tratto da “La principessa che aveva fame d’amore” di Maria Chiara Gritti – Edizioni Sperling & Kupfer

Ne risente la capacità di discernimento, utile alla scelta del partner. Ne consegue il rischio di ritrovarsi in situazioni nocive, perché la relazione si trasforma in un rapporto ossessivo che finisce per rivelarsi un dolore.

Trattandosi di Dipendenza, accadrebbe che, pur consapevole degli effetti devastanti del rapporto, il Dipendente non sarebbe in grado di rinunciarvi: la perdita dell’altro sarebbe insopportabile.

Come in tutte le dipendenze, caratterizzate da meccanismi mentali che rivelano una forte fragilità, il dipendente non riesce a essere libero fino in fondo e si prostra al volere dell’altro, si plasma per renderlo felice, per farsi apprezzare: l’altro deve essere posseduto eliminando ogni altro contatto esterno.

Quindi possiamo affermare, che il personaggio di Cenerentola e una persona afflitta da Dipendenza Affettiva condividono:

  • Paura dell’indipendenza
  • Bisogno di essere salvate
  • Sfiducia nelle proprie capacità
  • Sentimento di fragilità
  • Vocazione al sacrificio

Cenerentola e la Dipendente affettiva condividono la convinzione di dover fare sempre di più per essere apprezzate. Questo le porta a svalutarsi e ad accontentarsi, in virtù di un possibile, ma non sicuro, riconoscimento futuro.

Inoltre, entrambe provano un senso di inadeguatezza e solitudine, in quanto soffrono della ferita di abbandono (“Le 5 ferite e come guarirle: Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione, tradimentodi Lise Bourbeau – Edizioni AMRITA).

Nel caso di Cenerentola, ella è stata privata dei genitori da una disgrazia, nel caso della Dipendente affettiva, invece, i genitori potrebbero non aver saputo ascoltare i suoi reali bisogni di bambina. Con la conseguenza che la Dipendente a sua volta, li giudicherà non meritevoli di cure e perciò non saprà come volersi bene anche da adulta.

Cosa invece le distingue?

Contrariamente alla dipendente affettiva, spesso vittima di partner che non la amano, Cenerentola ad un certo momento affronta la Matrigna, compiendo così una trasformazione: da giovane ragazza a giovane donna.

In un certo senso, smette di aspettarsi dalla Matrigna ciò che ella non le potrà mai dare e sceglie di vivere la propria vita, seguendo i suoi sogni: così diventando Principessa.

Complesso di Cenerentola: focus sui personaggi della favola

Ci concentriamo ora sui tre personaggi femminili della Favola: Cenerentola, la Fata Madrina e la perfida Matrigna, per osservare insieme come a volte nelle favole simboli e concetti sono personificati.

Ad esempio, nella Favola di Cenerentola, le sue risorse, quali la volontà, il coraggio, la gentilezza, la generosità, sono incarnate dalla Fata Madrina, mentre il suo lato nascosto ed inconscio dalla Matrigna. Approfondiamone il senso…

Focus sul personaggio di Cenerentola

Cenerentola, all’inizio della storia, è una bambina pura ed innocente. Adora i suoi genitori, da cui è amata in ritorno. La sua vita bucolica è serena e avvolta nell’amore. I valori trasmessigli dalla madre sono la Gentilezza ed il Coraggio: “Ricorda, sii gentile ed abbi coraggio…”.

Ma, nella seconda parte della Favola, in seguito ad eventi traumatici, come la perdita della madre, l’arrivo della crudele Matrigna e l’ulteriore lutto del padre, Cenerentola si ritrova spaesata e priva di riferimenti.

Come cresce fra lutti e perdite? Come reagisce ai traumi? Che convinzioni sviluppa riguardo al proprio valore?

Questo indebolimento viene sfruttato dalla Matrigna che, servendosi della bontà della ragazza, la convince di avere bisogno dei suoi servigi, fino a trasformarla in una domestica. Diventare serva in casa propria e il non sentirsi amata ma anzi sbeffeggiata dalla Matrigna e dalle sorellastre, conduce Cenerentola a fantasticare su come la sua vita, forse un giorno, cambierà.

Vive così una situazione di stasi, nella quale i suoi bisogni sono sempre secondi a quelli degli altri ed è proprio questo il comune denominatore fra Cenerentola e la Dipendente Affettiva.

Entrambe hanno la percezione di non meritare amore. Sentono che i loro bisogni non sono degni di nota, e che per ricevere affetto occorre fare qualcosa per meritarlo. Perciò Cenerentola, come la dipendente affettiva, si ritrova a svolgere sempre più faccende, nella speranza di essere un giorno ricompensata.

Focus sul personaggio della Matrigna

Lady Tremaine, Matrigna di Cenerentola è l’antagonista della Favola.

Nel film Cinderella, diretto da Kenneth Branagh, adattamento cinematografico e remake in live action del film d’animazione del 1950, per la prima volta si racconta il suo doloroso passato. Ovvero ciò che ne plasma il carattere, rendendola crudele e spietata. La Matrigna, potrebbe rappresentare l’Archetipo della Strega. Una figura facilmente rintracciabile in ogni favola: si tratta del personaggio pericoloso, che non offre protezione o che divora i figli…

Qui, Lady Tremain, potrebbe incarnare il lato oscuro di ogni mamma, che avrebbe però la funzione di stimolare il bambino nella crescita, evitando il pericoloso meccanismo della simbiosi… (!)

Infine, la Matrigna, in quanto antagonista, invidia a Cenerentola le doti di giovinezza, bellezza e onestà d’animo. Caratteristiche di cui lei è carente. Infatti, il percorso evolutivo della protagonista prevede il nutrimento del lato oscuro, inconscio, povero delle suddette caratteristiche, ma ricco di istintività, emotività, introspezione e lungimiranza.

Focus sul personaggio della Fata Madrina

La Fata Madrina, o anche Fata buona o Turchina, incarna nella favola l’intervento magico e quindi la svolta positiva. Ovvero rappresenta la risorsa interiore che permette alla protagonista di andare al ballo, quindi di realizzare i propri intenti e di conseguire gli obiettivi prefissati.

O meglio, la capacità di ogni donna di farsi del bene, sostenuta dal buonsenso e dalla determinazione.

La Fata Madrina potrebbe anche rappresentare una sorta di Bussola interiore, la voce dell’intuito che sa guidare Cenerentola verso la risoluzione della problematica e la forza necessaria al superamento del dramma familiare, per proiettarsi finalmente nella quotidianità del presente, nel qui ed ora.

Come evitare il Complesso di Cenerentola?

Fra i fattori più comuni che inibiscono il normale sviluppo della personalità c’è l’incapacità dell’individuo di sperimentare un dialogo di conciliazione fra le parti opposte di sé, che nella Favola di Cenerentola sono brillantemente rappresentate dagli Archetipi della Fata e della Strega (La Fata Madrina e la Matrigna).

Allora come sviluppare un dialogo fra le due parti? Come integrare gli aspetti più carenti, nutrendoli di ciò di cui sono privi? Cosa fare per accogliersi completamente, accettando anche ciò che inizialmente non ci piace? In sintesi: è possibile amarsi senza riserve?

Per le risposte, lasciamoci ispirare dalla metamorfosi di Cenerentola. Una rivoluzione gentile, che la porta a modificarsi, scegliendo l’amore per sé stessa e scoprendo una felicità più vera e consapevole.

Matrigna vs Fata Madrina: due aspetti della psiche in opposizione?

È probabile che nella Favola sia rappresentata la bipolarità femminile.
La Matrigna e la Fata Madrina vengono ritratte come due aspetti della psiche in opposizione. Infatti, le due donne potrebbero rappresentare le madri interiori di Cenerentola: una Buona e l’altra Cattiva.

Sviluppando ancora questa teoria, si potrebbe affermare che la maturazione di Cenerentola avviene nel momento in cui riesce ad equilibrare i due aspetti della psiche, fino a quel momento, in opposizione.

Raggiungere la maturità affettiva grazie all’amore per sé stessi

Elenchiamo adesso le tre fasi evolutive della metamorfosi “Gentile”:

  • Riconoscere la presenza di aspetti della psiche, fino ad ora, ignorati
  • Prestare attenzione a questi, cercando di comprendere di cosa hanno bisogno
  • Nutrirli sviluppando un ascolto interno fatto di accoglienza e accettazione
Leggi anche la testimonianza: La strada dell’amore verso me stessa

Compiere questi gesti accresce l’amore per sé stessi ed aiuta ad acquisire una maggiore maturità affettiva, fatta di accoglienza dei propri bisogni e di consapevolezza delle proprie capacità.

Comprendere di poter agire attivamente nella gestione di noi stessi è il primo vero passo che conduce ad una felicità reale e consapevole.


Curatrice della Sezione "Arte e Terapia". Cantante e compositrice, ha frequentato il Conservatorio specializzandosi in canto lirico. Nella Musica ha scoperto la propria forma d'arte ma soprattutto d'espressione, potendo dare, tramite la composizione, una vera voce alle proprie emozioni. La Musica è generosa con chi sa ascoltare. Amo nutrire la mia anima camminando nel cuore, che batte al ritmo della vita e danza esprimendo gioia e libertà. Canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCG_2yyIP6eqGsaM3QKzDvBA/videos


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